Attacchi ai giornalisti, raddoppiato il numero dei casi negli ultimi 4 anni

Raddoppia in 4 anni (dal 2016 al 2020) il numero degli attacchi fisici ai giornalisti

A pochi giorni dalla giornata internazionale della libertà di stampa (il 3 maggio prossimo) sono stati pubblicati i dati del rapporto annuale preparato dalle 14 organizzazioni internazionali di giornalisti incaricate dal Consiglio d’Europa di gestire la piattaforma su cui sono pubblicate le segnalazioni di attacchi alla stampa nei 47 Stati membri.

“Bisogna essere cauti nel comparare i dati di diversi Paesi”, come evidenzia Ricardo Gutierrez, segretario generale della federazione europea dei giornalisti, spiegando che le segnalazioni dipendono anche da come lavorano le associazioni nazionali.

Inoltre, bisogna anche tenere conto che c’è una sottostima degli episodi di violenza ai giornalisti nei paesi del sud est membri dell’organizzazione. A spiegarlo sono le stesse organizzazioni che gestiscono la piattaforma per la difesa della libertà di stampa del Consiglio d’Europa.

I numeri in Italia

Guardando al 2020, il nostro Paese figura al secondo posto dopo la Russia, per il numero di segnalazioni su attacchi fisici contro i giornalisti, seguita dalla Serbia e il Regno Unito. 

 “L’Italia è un caso specifico, perché in questo Paese c’è una correlazione tra il numero di casi di violenza e quelli di intimidazione nei confronti dei giornalisti”, afferma Gutierrez. “D’altro canto – aggiunge – noi non segnaliamo tutti i casi, perché è impossibile, e il messaggio alle associazioni nazionali è di concentrarsi sui casi più importanti”.

Questi dati riferiti al 2020 non si discostano da quelli presentati dal Servizio Analisi Criminale del Viminale, relativi invece all’anno in corso. Nei primi tre mesi del 2021 sono stati già registrati 63 episodi (+50% rispetto al primo trimestre 2020), in quasi un caso su due (42%) arrivati tramite web

Un trend in crescita, quindi, che vede Lazio, Toscana, Lombardia, Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna come le regioni più colpite (con 45 casi su 63, pari al 71% del totale). 

Le donne sono l’obiettivo privilegiato degli odiatori, con tutto quello che questo comporta in termini di insulti e minacce di tipo sessista.