Addio a Mario Nanni, maestro di giornalismo e testimone della storia italiana

ROMA – Il mondo del giornalismo piange la scomparsa di Mario Nanni, spentosi a 78 anni dopo una coraggiosa battaglia contro il cancro. Una malattia che, in pochi mesi, lo ha strappato alla vita proprio mentre raccoglieva i frutti di una carriera straordinaria, costellata di riconoscimenti e impreziosita da uno stile di scrittura limpido ed essenziale.

Il suo ultimo atto pubblico risale al 20 marzo, nella suggestiva cornice della Sala Zuccari del Senato: un’occasione speciale per presentare il suo ultimo libro, Il caso Becciu, e ricevere il Premio Giornalisti Italia alla carriera, consegnatogli dal senatore Maurizio Gasparri e da una platea di colleghi e amici che lo hanno applaudito a lungo. Già allora si intuiva, dal suo sguardo e dal passo incerto, il coraggio di un uomo che sapeva di non avere molto tempo davanti a sé. Eppure sorrideva, come ha sempre fatto, con la serenità di chi si sente in pace con la propria coscienza e ha dato tutto a una professione che ha vissuto come una missione.

Tra poche settimane avrebbe dovuto recarsi a Marsala, sull’incantevole isola dello Stagnone, per ritirare il Premio Mozia 2025 alla carriera, assegnatogli dalla giuria presieduta da Gianni Letta. Un riconoscimento che si aggiungeva alla lunga serie di attestati conquistati durante il suo lavoro all’Agenzia Ansa, dove per oltre trent’anni è stato un caposaldo della redazione politica e poi capo redattore centrale, diventando un testimone autorevole della storia della Repubblica italiana.

Nato a Nardò, in provincia di Lecce, il 9 settembre 1945, Mario Nanni aveva completato gli studi in Filosofia ed era abilitato in Scienze umane e Storia. Giornalista professionista dal 1976 e parlamentare dal 1977, ha seguito da vicino alcuni dei momenti più drammatici e significativi della storia del nostro Paese: dalle Commissioni d’inchiesta sul caso Moro, P2 e Sindona, fino alla Commissione Antimafia e alle Commissioni bicamerali sulle riforme istituzionali. Sempre con la curiosità viva di un cronista che non si accontentava del “sentito dire”, ma che cercava le prove, i documenti e le voci autorevoli per ricostruire i fatti.

Quando lasciò l’Ansa, non smise certo di scrivere. Anzi, continuò a coltivare la sua passione attraverso libri e saggi dedicati al giornalismo e alla politica: da Il curioso giornalista a Parlamento sotterraneo, da La Giostra della memoria fino all’ultima, appassionata fatica, Il caso Becciu, in cui racconta la sua verità su un processo dai mille risvolti. Nel 2021 era stato nominato direttore editoriale di Bee Magazine, testata online del Gruppo The Skill, dove dispensava consigli e incoraggiava i giovani reporter a non arrendersi di fronte alle prime difficoltà.

Impegnato attivamente anche nell’insegnamento, era stato docente alla Lumsa di Roma e all’Università del Salento, portando nelle aule universitarie non solo la competenza tecnica, ma soprattutto la sua concezione etica della professione: giornalismo come verità, rigore e rispetto. Principi che riteneva indissolubili e che difendeva con grande passione.

Carattere austero, talvolta severo, sapeva però essere affabile e coinvolgente con chiunque condividesse la sua voglia di capire e raccontare il mondo. Padre e nonno premuroso, parlava spesso dei figli Francesca e Fabrizio e dei nipotini, gli affetti più cari a cui si dedicava nei momenti liberi dal lavoro, che per un lungo periodo all’Ansa lo occupava anche dodici ore al giorno. Eppure, nonostante qualche rimpianto per il tempo sacrificato alla famiglia, non ha mai rinnegato il suo amore totale per il mestiere di giornalista.

Tra i suoi meriti, va ricordato il ruolo di promotore e fondatore della Figec Cisal, il nuovo sindacato che ha aperto le porte al pluralismo sindacale nel mondo del giornalismo. Una scelta rivoluzionaria, condivisa con 63 colleghi, che ha voluto sancire la fine del sindacato unico dei giornalisti dopo oltre un secolo. «C’è in Italia il pluralismo politico, perché non ci dovrebbe essere quello sindacale?» amava ripetere con convinzione.

La Figec Cisal, per voce del segretario generale Carlo Parisi e del presidente Lorenzo Del Boca, non ha mancato di esprimere «profondo cordoglio e un forte e commosso abbraccio» ai figli e ai familiari. Parole a cui si sono uniti tutti i rappresentanti del sindacato, compresi i fiduciari regionali e provinciali, insieme al segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro, che ha voluto ricordare il suo «rigore morale e umano, esempio prezioso per le nuove generazioni».

I funerali di Mario Nanni si terranno venerdì 4 aprile, alle ore 10, a Trastevere, nella Chiesa di San Francesco a Ripa, dove amici e colleghi potranno salutarlo per l’ultima volta. E forse gli sorrideranno, come faceva lui, consapevoli che questo viaggio terreno può dirsi compiuto per un uomo che ha saputo incarnare l’essenza più nobile del giornalismo.

Che la sua lezione di onestà intellettuale e passione indomita resti viva in tutti coloro che amano raccontare il presente con la voce libera di chi non ha mai smesso di credere in un’informazione onesta e rigorosa. Addio, Mario. Sarai sempre presente, con le tue parole, nella memoria di chi ti ha conosciuto e di chi, grazie ai tuoi insegnamenti, continuerà a inseguire la verità.