Transizione al digitale, Guindani: “servono almeno 10 miliardi” nel PNRR italiano

Prosegue il piano di digitalizzazione per l’Italia. Il lavoro sulle infrastrutture devo proseguire costantemente per poter accogliere la nuova tecnologia 5G e per ridurre al minimo (e magari risolvere completamente) il problema del digital divide, ulteriormente confermato dalla situazione pandemica dell’ultimo anno. 

Un progetto ambizioso ma realizzabile, a patto che ci siano degli investimenti congrui. I cittadini e le aziende necessitano di innovazione per non rimanere indietro a livello sociale ed economico nel periodo che si sta per aprire, ovvero il post-pandemia, momento importante perché la ripresa partirà proprio da lì (in realtà è giù iniziata). Se le istituzioni non dovessero riuscire a sostenere economicamente questa transizione, causerebbero un danno importante che sarà difficile da recuperare nel tempo, per non parlare del divario che si creerebbe con gli altri Paesi europei e mondiali. 

Sul tema è intervenuto Pietro Guindani, presidente di Asstel, durante un’intervista al Sole24Ore: nel Recovery Plan dell’Italia la dotazione messa in campo “nella parte relativa alla realizzazione delle infrastrutture a banda ultralarga, fibra e 5G, è del tutto insufficiente. Le infrastrutture digitali sono la premessa indispensabile per la trasformazione digitale di imprese, Pa, turismo o agricoltura. Scordiamoci la diffusione omogenea di big data, cloud computing o intelligenza artificiale se non disporremo di copertura Vhcn sull’intero territorio nazionale. Senza infrastrutture adeguate vedremo solo crescere il ‘digital divide”, avverte Guindani. 

Il progetto ‘Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare’ ha per ora una dotazione di 4,2 miliardi e “di questi, 900 milioni sono legati a un progetto per il satellitare, 1,1 miliardi sono destinati a voucher per la domanda, mentre 1,1 miliardi sono la replica di finanziamenti già stanziati per le aree grigie. La quota di PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ndr) per le infrastrutture è di solo 1,1 miliardi, lo 0,5% del Piano, una somma che non può fare la differenza in alcun modo”.

In merito al divario che potrebbe crearsi con altri Paesi europei, il presidente di Asstel ricorda che la Spagna “per il 5G ha stanziato nel proprio Pnrr 5,2 miliardi per assicurare la massima copertura 5G entro il 2025” mentre “la Germania ha previsto 6 miliardi per il 5G, che si sommano ad altri 11 per estendere a tutto il Paese la copertura a 1 Giga”. 

Ecco perché, secondo Guindani, andrebbero “previsti almeno 10 miliardi” iniziando con “l’accelerazione e l’estensione della copertura 5G su tutto il territorio”.