
La notizia del ban, del blocco e della riapertura di TikTok negli Stati Uniti ha fatto il giro del mondo, ma quali sono i motivi dietro questa politica singhiozzante? Quale ora la direzione del neo-presidente insediato Donald Trump?
Dopo anni e diversi tentativi di bandire il social cinese, la sera di sabato 18 gennaio TikTok ha smesso di funzionare per qualche ora. Gli oltre 170 milioni di utenti americani che tentavano di accedere all’app ricevevano il messaggio: “Scusate, TikTok non è disponibile in questo momento. Una legge per il bando è entrata in vigore negli Stati Uniti”. Contemporaneamente, anche altre Big Tech hanno reso indisponibile il social, come Google e Apple, rimuovendolo dai propri app store.
Ma come è entrato in vigore questo bando? E come si è arrivati al ripristino del social dopo qualche ora?
TikTok sì, TikTok no
L’ultimatum firmato a marzo 2023 sotto l’amministrazione Biden è stato il primo punto strutturato contro il social. Le intenzioni esplicitate in questo ban, tuttavia, erano da tempo espresse da più voci in America, mai messe per iscritto.
Le preoccupazioni per la sicurezza nazionale erano già state sollevate da Trump nel 2019, sotto il suo mandato e rafforzate durante il periodo Covid. Biden, dopo un primo momento in cui sembrava non volesse affrontare la situazione, ha preso in mano la questione formulando con la sua amministrazione la legge “Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act”.
La norma è entrata in vigore proprio nell’ultimo giorno di presidenza di Biden. Non a caso, la chiusura del social è avvenuta in vista della scadenza di domenica 19. Eppure, grazie a garanzie e rassicurazioni dal team del presidente in entrata, TikTok dopo poche ore era nuovamente disponibile negli USA.
Così il 19 gennaio l’app sembrava già ripristinata, anche se il suo futuro in USA rimane incerto.
L’ordine esecutivo HR/7521
Rimane comunque sospesa la “legge sulla protezione degli americani dalle applicazioni controllate da avversari stranieri”, che preclude la manutenzione, la distribuzione e la fornitura di servizi di applicazioni straniere in USA.
Questo documento prevede una soluzione che fino ad ora TikTok non ha preso in considerazione, o meglio non sembra voler accettare, ossia cedere in parte il controllo e le quote della società agli Stati Uniti.
Nonostante Trump si è sempre dimostrato abbastanza ostile nei confronti del social cinese, abbiamo visto il CEO di TikTok, Shou Zi Chew, alla cerimonia di insediamento del 47° presidente USA lo scorso 20 gennaio. Trump ha poi scritto sul suo social Truth: “chiedo alle aziende di non lasciare che TikTok sia oscurato”.
Un brusco cambiamento, quello di Trump, quasi diametralmente opposto sia alla precedente amministrazione che alle sue affermazioni degli anni passati che in ogni modo andranno a sancire il futuro dell’America e della piattaforma cinese, nonché della relazione tra le due potenze.
Ora, la legge prende una nuova svolta con l’ordine esecutivo pubblicato dalla Casa Bianca proprio il 20 gennaio, primo giorno di Trump come presidente (per quanto riguarda il suo secondo mandato). L’ordine, che prende il nome di “Application of Protecting Americans from Foreign Adversary Controlled Applications Act of TikTok” propone più precisamente di “prorogare il periodo di tempo prima che i divieti entrino in vigore, in modo da poter raggiungere un accordo per proteggere la nostra sicurezza nazionale”. La proroga entrerà in vigore solo se i colloqui per la vendita delle quote all’USA prenderanno una piega favorevole, afferma l’ordine esecutivo.
Ma soprattutto chiede esplicitamente le quote della società cinese ByteDance: “Vorrei che gli USA avessero una quota del 50% in una joint venture. In questo modo, salviamo TikTok”.
Articolo di T.S.