Rsf: nel 2020 crescono arresti e incarcerazioni arbitrarie di giornalisti a causa della crisi sanitaria

“Arresti e incarcerazioni arbitrarie”, ovvero “il 35% degli abusi registrati (a fronte di violenza fisica o morale)”, si sono “moltiplicati per 4” tra marzo e maggio. A dirlo è il secondo rapporto annuale di Reporter Senza Frontiere (Rsf) sullo stato della libertà giornalistica mondiale.

Le cause di questo improvviso drastico peggioramento sarebbero “le leggi di emergenza o le misure di emergenza adottate” nella maggior parte dei paesi per contenere la pandemia, che “hanno contribuito” a “contenere l’informazione”, prosegue il report. 

Reporter Senza Frontiere tra febbraio e fine novembre ha contato “più di 300 incidenti direttamente legati alla copertura giornalistica della crisi sanitaria”, che hanno coinvolto quasi 450 giornalisti.

Attualmente, il numero di giornalisti detenuti in tutto il mondo è di 387, bilancio quasi stabile rispetto all’anno scorso nonostante l’aumento degli arresti arbitrari. A fine 2019 il numero era 389, ma il dato preoccupante riguarda i cinque paesi che rappresentano più della metà (61%) degli arresti. La Cina resta in testa con 117 giornalisti (professionisti e non) detenuti, davanti ad Egitto (30), Arabia Saudita (34), Vietnam (28) e Siria (27).

La questione delle giornaliste è sempre più delicata: “sempre più numerose nella professione, non vengono risparmiate”, denuncia in un comunicato il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire. C’è un aumento del 35% (da 31 del 2019 a 42 donne) tra quelle che “attualmente sono private della libertà”. 17 sono state “gettate dietro le sbarre” durante l’anno.

Inoltre, “almeno 54 giornalisti sono attualmente tenuti in ostaggio” in Siria, Yemen e Iraq, un numero comunque diminuito del 5% in un anno.