Rapporto uomo – macchina, l’impatto delle nuove tecnologie sul mercato del lavoro e sull’economia sociale

Secondo uno studio dello “Science and Technology Options Assessment (STOA)”, le nuove tecnologie aumenteranno le diseguaglianze sui posti di lavoro.

Per questo le future politiche del mercato del lavoro saranno chiamate ad affrontare sin da subito i cambiamenti tecnologici in atto, investendo in welfare, istruzione, ricerca e sviluppo.

Il Reparto Science and Technology Options Assessment (STOA) del Parlamento Europeo, con la collaborazione di Austrian Institute of Technology, ha presentato un “Rapporto sull’impatto delle nuove tecnologie sul mercato del lavoro”.

La ricerca esamina, nello specifico, la relazione tra innovazione, nuove tecnologie, occupazione e disuguaglianza, indagando i potenziali effetti che l’utilizzo delle nuove tecnologie possono determinare sull’occupazione. Passando in rassegna gli studi esistenti e gli effetti delle precedenti rivoluzioni tecnologiche, il report del Parlamento Europeo sostiene che la creazione di posti di lavoro attraverso nuove metodologie sia stata possibile, in passato cosi come oggi, grazie all’innovazione.

Occupazione
In futuro le attività di lavoro autonomo e le modalità di lavoro più flessibili aumenteranno con la digitalizzazione. Sarà dunque necessario garantire maggiori tutele per consentire alle persone di effettuare passaggi sicuri da un lavoro all’altro e per far fronte a cambiamenti strutturali in futuro.

Flessibilità e maggiori tutele, che sono già una parte importante della strategia europea per l’occupazione, saranno essenziali per aiutare le future politiche del mercato del lavoro ad affrontare i cambiamenti tecnologici. Le nuove forme di lavoro autonomo come ad esempio quello legato alla gig economy (precariato) richiedono nuove regolamentazioni.

L’occupazione digitale può infatti creare un “nuovo precariato” di individui isolati che passano da un lavoro all’altro, senza legami finanziari o sociali duraturi con i loro luoghi di lavoro o con altri lavoratori. La politica dovrebbe rivedere lo status di questo tipo di dipendenti e, se necessario, ampliare la legislazione sulle loro coperture sociali e di welfare. Anche i datori di lavoro saranno chiamati a fare la loro parte.

Tuttavia, secondo la ricerca STOA, la politica dovrebbe evitare di passare dall’attuale non-regolamentazione all’eccessiva regolamentazione. Storicamente, gli aumenti di produttività generati dalle nuove tecnologie hanno portato a riduzioni dell’orario di lavoro e hanno consentito a più persone di entrare nel campo lavorativo.
La riduzione dell’orario di lavoro, tuttavia, comporta anche un aumento del costo del lavoro, che può avere conseguenze negative per la competitività delle imprese. La riduzione dell’orario di lavoro può essere la misura giusta se l’obiettivo è ridurre le disuguaglianze causate dalle nuove tecnologie.

Lo studio indica che si può essere ottimisti riguardo al futuro. L’innovazione è favorevole al lavoro: distrugge, ma crea anche occupazione. La digitalizzazione in atto non porterà alla disoccupazione di massa. Tuttavia, sottolinea il rapporto, i costi della digitalizzazione saranno distribuiti in modo non uniforme. Saranno sostenuti in particolare dai lavoratori poco qualificati, che si troveranno ad affrontare un rischio più elevato. Anche gli impieghi con mansioni di routine, in particolare nei settori dei servizi, saranno tra i settori pi a maggior rischio.

Istruzione
Una politica orientata alla istruzione consentirà a giovani e meno giovani di adattarsi alle nuove condizioni di lavoro. Gli investimenti nell’istruzione dovrebbero riguardare tutti i livelli di istruzione e dovrebbero anche tener conto della dimensione sociale, visto che i bambini provenienti da un contesto svantaggiato hanno meno probabilità di ottenere il sostegno di cui hanno bisogno e rischiano di restare esclusi, specialmente se vengono da famiglie a cui mancano le risorse economiche per fornire loro tale sostegno.

Ricerca e sviluppo
La Ricerca e lo sviluppo sono aree chiave per quanto riguarda la digitalizzazione, in particolare a livello terziario. Gli investimenti in R&S aiutano le imprese a sviluppare le loro competenze e sono, pertanto, un importante fattore di competitività e crescita dell’occupazione, almeno nel lungo periodo. L’Europa dovrebbe investire in ricerca e sviluppo a tutti i livelli, dalla ricerca di base, che ha un considerevole effetto formativo sul personale scientifico e tecnologico, allo sviluppo applicato. Ciò includerebbe budget più elevati per le Università e maggiori finanziamenti pubblici nelle imprese.

Imprenditorialità
La R&S ha bisogno degli imprenditori per trasformare le nuove scoperte scientifiche in crescita e nuova occupazione. L’analisi del Parlamento europeo cita il recente Rapporto OCSE “La Nuova Rivoluzione industriale: implicazioni per i governi e per le imprese” (maggio 2017) che mostra come una considerevole quantità di nuovi posti di lavoro viene creata da piccole start-up. Tuttavia, non può essere compito dei governi fornire capitali di rischio. I governi, invece, dovrebbero incentivare le persone a investire di più in start-up e piccole imprese, e dovrebbero anche sforzarsi di rafforzare i mercati dei capitali in Europa.