“Produrre oggi informazione: modelli innovativi di business”, Tavola rotonda al Dipartimento Editoria (13/03/2019)

Sono intervenuti: Francesco Saverio Vetere (USPI), Fabrizio Carotti (FIEG), Francesco Piccinini (FANPAGE) e Claudio Giua (FEDOWEB).

L’evento si è svolto nell’ambito della “Settimana dell’Amministrazione Aperta – #SAA2019”, presso la sede del DIE in Via della Mercede 9, a Roma.

La produzione dell’informazione costituisce oggi una grande sfida, in particolare per i media tradizionali, chiamati a misurarsi con una domanda di informazione sempre più dinamica e con la competizione di nuovi produttori di notizie, che operano quasi esclusivamente nello spazio della rete. Su questi aspetti e sulle esperienze concrete di riconversione, il workshop del 13 marzo scorso si è arricchito dell’intervento di alcuni operatori del settore, rappresentanti le diverse realtà – da quelle più tradizionali a quelle più innovative – della produzione dell’informazione.

La giornata è partita con una breve descrizione, a cura della dott.ssa Stefania Palamara, Dirigente del Servizio per il sostegno diretto alla stampa, delle misure di sostegno che negli ultimi anni sono state implementate per favorire la conversione dei modelli informativi tradizionali al digitale ed alla multimedialità.

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Al termine si è svolta una Tavola rotonda, moderata dal Cons. Ferruccio Sepe – Capo del Dipartimento Informazione e Editoria, nella quale hanno confrontato tra loro analisi e proposte: l’Avv. Francesco Saverio Vetere – Segretario Generale di USPI (Unione Stampa Periodica Italiana); il Dr. Fabrizio Carotti – Direttore Generale di FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali); il Dr. Francesco Piccinini – Direttore di FANPAGE; e il Dr. Claudio Giua – Socio Delegato di FEDOWEB.

Riportiamo una succinta sintesi dei loro interventi:

Francesco Saverio Vetere (USPI)
L’USPI dal 1953 associa i periodici di informazione locale e di nicchia: tutte le diverse tipologie di periodici. Sono associati USPI periodici tecnici e scientifici e l’editoria periodica di informazione locale che è confluita sul web o che è nata sul web. La situazione USPI è molto più variegata rispetto alla realtà FIEG.

Alcuni associati sono ancora indietro dal punto di vista dell’innovazione tecnologica. Ci sono ancora troppi vuoti normativi che non permettono lo sviluppo dell’editoria digitale.
Pesa il requisito della “periodicità fissa”, individuata nella L. 416, perché le testate online non hanno la periodicità fissa, ma una “periodicità in progressione”.

Questo ha creato molta confusione nel mondo dell’editoria digitale. Anche se è l’unico settore che è sempre cresciuto, in particolare l’editoria nativa digitale (FanPage e CityNews sono al primo posto della classifica Comscore). C’è un 68% di editoria online, molto seguita, che presenta un fatturato sotto i 100.000 euro. Il problema è che la pubblicità porta ancora troppi pochi ricavi a un settore in forte crescita.

I ricavi nel mondo del cartaceo vengono dalla Vendita, dalla Pubblicità e dal Contributo pubblico. Nell’online non è così. La vendita non esiste o esiste solo per il 13% dei giornali online specializzati che si pagano in abbonamento.

Il Contratto di lavoro giornalistico USPI-FNSI è la soluzione per il contenimento dei costi, il contratto FIEG è troppo costoso, tarato su un giornale quotidiano degli anni ’70, ovvero un organo mastodontico.Tra il CCNL USPI e quello FIEG cambia la struttura dei costi.

Il Contratto USPI è fondato sulla piena aderenza al settore dell’informazione, alle norme deontologiche dell’Ordine dei Giornalisti, e sta totalmente nel sistema dell’informazione con tutte le garanzie e le tutele per i giornalisti, gli editori e i lettori.

Esiste ancora la necessita di crescita di riconoscibilità e di affidabilità degli editori online più piccoli. La fiducia nei loro confronti deve crescere.
Nel rapporto tra il contenuto e il mezzo è nata la professione giornalistica, che è stata connotata da quelle tecniche di mestiere che riguardavano il mezzo. Nella editoria cartacea prevale ancora il mezzo sul contenuto, in quella online è il contenuto che prevale sul mezzo, che non ha più limiti di spazio.

Serve un rilancio del settore, anche con l’aiuto delle istituzioni, perché tutto il comparto, in questo stato, non giova a nessuno.

Un’altra questione, connessa alle precedenti, riguarda l’Ordine dei giornalisti. Dobbiamo decidere se fa esistere l’ordine o no (ormai è rimasto solo in Italia). Se decidiamo di farlo esistere, per essere giornalisti bisogna essere iscritti, altrimenti si creano altre figure di giornalisti non iscritti che non hanno gli stessi obblighi deontologici ed economici.

Fabrizio Carotti (FIEG)
L’editoria è in crisi da una decina d’anni. La FIEG rappresenta il 92% della diffusione cartacea del paese. Parlano i numeri Audipress: 1/3 degli italiani legge ancora quotidiani. E’ un dato significativo e importante, il quale rivela che è ancora forte la domanda di lettura sulla carta.

Attualmente nel mercato non si deve più far distinzione tra prodotto cartaceo e online, perché i principali siti di informazione sono tutti siti che vengono dall’editoria cartacea.
La riduzione del 50% del mercato delle vendite cartacee, nonostante la domanda di informazione sia aumentata, forse si spiega con il fatto che tale domanda viene soddisfatta altrove e su altri mezzi rispetto alla carta.

Altro tema importante è quello del diritto d’autore: il prodotto informativo va sempre tutelato. La pirateria è un fenomeno devastante. La battaglia della FIEG è concentrata sui comportamenti di reperibilità dell’informazione in modo gratuito.

Anche il tema dei ricavi da pubblicità è un argomento immenso su cui si potrebbe aprire un’altra tavola rotonda. È necessario intervenire sul mercato della pubblicità e pare che gli Stati Generali dell’editoria, come ha anticipato il sottosegretario Crimi, dovrebbero occuparsi di questo. Avere una informazione di qualità significa avere i fondi per pagare dei giornalisti qualificati con contratti adatti.

In Italia il sistema delle trasmissioni elettroniche non funziona. I modelli di business prevedono comunque delle responsabilità dell’editore ma anche delle infrastrutture tecniche che in Italia non esistono e che bisogna assolutamente migliorare.

Il Contratto USPI è un esempio per tutti noi, perché ha anticipato il bisogno di riduzione dei costi dei contratti giornalistici. Il Contratto FIEG ad oggi non è più sostenibile. Il contratto USPI in media è il 30% inferiore al FIEG.

Francesco Piccinini (FANPAGE)
Il gruppo FanPage è cresciuto del 40% nel 2019. Ha fatturato 10mln nel 2017 e 20mln nel 2018. FanPage è cresciuta nella logica del modello di fare rete. L’informazione vive nel rapporto costante tra contenuto e contenitore, tra significato e significante, come diceva Ferdinand de Saussure.

Il contenuto è a monte e deve sapere dialogare e adattarsi al contenitore: questo è il lavoro dei i giornalisti.

Claudio Giua (FEDOWEB)
Fedoweb, è la Federazione degli editori online (Mondadori, Rai, Mediaset, GEDI). Attualmente rappresenta 17 editori, molti appartenenti a FIEG. Nasce con l’obiettivo di creare una struttura audiweb (di cui possiede il 50%) che andasse a certificare le audience digitali.

I grandi editori come Repubblica per esempio giocano molto del loro ruolo anche sul web, nonostante ancora non ci siano dei grandissimi profitti. Il futuro comunque non potrà che essere soprattutto digitale, ma non esclusivamente digitale. Lo smartphone sta diventando il device principale per la fruizione dell’informazione.

In una realtà in così rapido cambiamento in altri Paesi sono state prese decisioni drastiche nel settore dell’informazione, con chiusure improvvise di giornali. Per l’Associazione mondiale degli editori, i giornali cartacei ancora crescono di numero anche se in alcuni paesi stanno scomparendo.

Sicuramente si creerà una situazione ibrida in cui la carta manterrà il suo ruolo e crescerà il contributo dell’online. Ciò che oggi non funziona è la suddivisione della torta pubblicitaria, né a livello globale né a livello nazionale, dove la fetta più grossa va sempre ai soliti, tv in primis.

Conclusioni:

Ferruccio Sepe (DIE)
Il bisogno di informazione cresce. Gli online che appartengono ai cartacei godono di una fiducia e di una fama che deriva da quella del cartaceo, che a sua volta deriva da un retaggio storico.
Serve un modello più leggero per sostenere i costi, ma il settore deve mantenere l’alta qualità che però ovviamente ha i suoi oneri di produzione.

Il quadro oggi decritto dai relatori non è proprio roseo. Gli editori non si riescono ancora, nonostante la domanda crescente di informazione e la crescita dell’online, a creare un modello sostenibile di business.