Norma Costa, Ue: no limiti specifici a pubblicazione atti dei processi

All’interrogativo dell’Eurodeputata M5S, Valentina Palmisano, sulla norma Costa risponde prontamente l’Unione europea dichiarando che “la Direttiva Ue 2016/343 non prescrive limitazioni specifiche per quanto riguarda la pubblicazione da parte della stampa di atti processuali relativi alla fase pre-processuale del procedimento”.

Nello specifico, la domanda indaga se la Commissione europea “ritenesse che il divieto di pubblicazione delle ordinanze cautelari sia conforme ai principi di proporzionalità della direttiva (Ue) 2016/343 e alla libertà di stampa sancita dall’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali”.

Il commissario Ue alla Giustizia, Michael McGrath, scrive puntualizzando che “fatto salvo il diritto nazionale a tutela della libertà di stampa e dei media, la direttiva prevede soltanto che la diffusione di qualsiasi informazione da parte delle autorità pubbliche ai media rispetti la presunzione di innocenza e non crei l’impressione che la persona sia colpevole prima che la sua colpevolezza sia stata provata dalla legge”.

La non pubblicabilità degli atti giudiziari: la norma Costa

Il decreto legislativo sul divieto riguardante la pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini o dell’udienza preliminare ha avuto la sua prima approvazione il 4 settembre 2024. Successivamente, nel dicembre scorso, il Governo ha esteso la non pubblicabilità a tutte le misure cautelari. 

La parte fondamentale della norma Costa, che prende il nome dal presentatore della proposta, Enrico Costa, si basava sul principio di presunzione di innocenza che con la seconda approvazione di dicembre si è voluta estendere a tutte le cautelari personali. 

Tuttavia, il recepimento della Direttiva Ue 2016/343 non pare essere effettuato del tutto, visto l’ultimo intervento del Commissario McGrath. Sottolinea infatti, a seguito dell’interrogativo di Palmisano che “la Commissione continuerà a monitorare gli sviluppi al riguardo, anche nel quadro del ciclo sullo Stato di diritto”. Questo perché nella relazione sullo Stato di diritto 2024 dedicato all’Italia si sono levate voci di preoccupazione da parte dei giornalisti al riguardo. Le iniziative legislative che disciplinano l’accesso a determinate informazioni giudiziarie e la relativa pubblicazione sembrano forzate e lesive del diritto all’informazione. 

Il Governo d’altro canto “ritiene giustificate tali iniziative per garantire il diritto al rispetto della vita privata e la presunzione di innocenza”.

Per ora quindi la Commissione europea ha sancito i limiti della direttiva, specificando che “la Commissione attribuisce grande importanza alla tutela dei diritti fondamentali. La libertà di accesso all’informazione, il rispetto dei diritti procedurali di indagati e imputati nei procedimenti penali e il diritto alla presunzione di innocenza fino a che non sia legalmente dimostrata la colpevolezza sono sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Ue”.

Articolo di T.S.