Mattarella: “Ancora oggi occorre proteggere le voci di quei giornalisti che rifiutano ogni sopraffazione”

Messaggio del Presidente della Repubblica in occasione della ‘XI Giornata della memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo’.

Nel mondo
Il 3 maggio di ogni anno è dedicato alla “Giornata mondiale della libertà di stampa”. La ‘Giornata mondiale’ è stata istituita di recente: si celebra infatti soltanto dal 1993, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite e la Conferenza generale dell’ UNESCO decisero di stabilire una ricorrenza ufficiale. È una giornata interamente dedicata alla libertà di stampa e a quella dei giornalisti, sempre più spesso minacciati e limitati nel svolgere liberamente il proprio lavoro. Quest’anno la manifestazione principale si è tenuta a Accra, in Ghana.

In Italia
In concomitanza con tale evento, l’Unci (Unione nazionale cronisti italiani) ha deciso di celebrare, a partire dal 2008, la “Giornata della memoria dei giornalisti italiani uccisi nel dopoguerra dalla criminalità mafiosa e dal terrorismo”, d’intesa con la Federazione nazionale della stampa e l’Ordine nazionale dei giornalisti. La celebrazione si svolge sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica.

Il messaggio del Presidente Mattarella
E proprio per la ricorrenza di quest’anno, Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il seguente messaggio:

«In occasione della XI Giornata della memoria dedicata ai giornalisti uccisi da mafie e terrorismo organizzata dall’Unione Nazionale Cronisti Italiani, desidero esprimere anzitutto i miei sentimenti di vicinanza e di solidarietà ai familiari, agli amici, ai compagni di vita e di lavoro, che hanno visto spezzare l’esistenza di un loro caro.
La ricerca della verità, con tenacia, coraggio, intuizione, intelligenza, rigore, ha accompagnato l’impegno di persone consapevoli, che hanno messo la loro professionalità al servizio della crescita della società.

Sergio Mattarella (Foto da www.quirinale.it)

Ed è proprio grazie a questi uomini e a queste donne, al loro lavoro, che, dove prima vi era diffusa omertà, ora spesso sono presenti simboli delle associazioni impegnate contro la mafia. Dove vi era silenzio dettato dal timore, o dalla connivenza, ora vi sono le parole, forti e coraggiose, dei nostri ragazzi. Dove c’era indifferenza o rassegnazione, ora si insegna la legalità.

Una nuova stagione di violenze contro la stampa, in Italia, in Europa, nel mondo, sembra riaffacciarsi: ancora oggi aggressioni e intimidazioni minacciano il lavoro di quei cronisti che non si piegano alla logica di interessi e poteri illegali e della criminalità, recando così un contributo rilevante alla causa della democrazia.
Occorre sostenere il loro lavoro perché difendono dall’aggressione la nostra vita sociale e la nostra libertà personale e familiare, attraverso l’informazione libera e corretta. Occorre proteggere le loro voci che rifiutano ogni sopraffazione. La libertà di informazione, come attesta la nostra Costituzione, è fondamento di democrazia».

Le manifestazioni
Molti gli incontri e i convegni organizzati in tutta Italia. Il più importante si è svolto nelle Sale Apollinee del teatro ‘La Fenice’ di Venezia.

All’evento erano presenti, fra gli altri: il Presidente dell’Ordine, Carlo Verna; il Presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti; il Presidente e il Vicepresidente dell’Unione cronisti, Alessandro Galimberti e Leone Zingales; i cronisti sotto scorta Federica Angeli e Paolo Borrometi; e i familiari di alcune delle vittime.

Istantanea del Convegno di Venezia (Foto da www.comune.venezia.it)

«Colpendo i giornalisti che indagano sui regimi, sulle mafie, sulla corruzione – ha detto Giulietti – si colpisce il diritto dei cittadini a essere informati. Difendere questi giornalisti significa difendere la democrazia».

Il messaggio lanciato da Venezia è stato chiaro: «Nessun cronista è solo e non deve sentirsi solo. Troppe volte è successo in passato, troppe volte succede anche ora», come ha ribadito Alessandro Galimberti.

Parlamento Ue: Ok a risoluzione su sicurezza giornalisti
Sempre il 3 maggio 2018, il Parlamento europeo ha approvato – con 488 voti a favore, 43 contrari e 114 astensioni – la Risoluzione non legislativa n. 2017/2209(INI), presentata dall’eurodeputato Barbara Spinelli.

Barbara Spinelli (Foto da www.europarl.europa.eu)

Il testo approvato chiede:
– un maggior sostegno ai fornitori di servizio pubblico e al giornalismo investigativo;
– la creazione di un organismo di regolamentazione indipendente per monitorare e riferire     in merito alle minacce subite dai giornalisti;
– la prevenzione di azioni legali mirate a “imbavagliare” i media.

Gli europarlamentari hanno richiesto alla Commissione europea uno stanziamento adeguato e permanente all’interno del bilancio UE per sostenere il Centro per il pluralismo e la libertà dei media e per creare un meccanismo di supervisione indipendente che valuti i rischi per il pluralismo e la libertà dei media in Europa.
I deputati hanno ribadito la loro richiesta di un trattamento IVA neutrale per tutti i media (ad esempio non discriminando tra testate cartacee e quelle online), come raccomandato già nella risoluzione del 2011.

Per proteggere i giornalisti dalla violenza, la Risoluzione votata propone l’istituzione un organismo di regolamentazione indipendente e imparziale che cooperi con le organizzazioni dei giornalisti e incaricato di monitorare e riferire in merito alle minacce subite. «I giornalisti la cui libertà è messa a rischio – sottolinea il testo della Spinellihanno bisogno di procedure giuridiche efficaci per evitare l’auto censura».

Il ‘World Press Freedom Index 2018’: l’odio per il giornalismo minaccia le democrazie
L’ Indice 2018 del World Press Freedom di ‘Reporters sans frontières’ , che valuta lo stato del giornalismo ogni anno in 180 Paesi, rivela un crescente clima di odio.

L’ostilità dei leader politici nei confronti dei media non è più appannaggio di Paesi autoritari come la Turchia (al 157° posto, -2 posizioni) o l’Egitto (al 161°), che sono caduti nella “fobia dei media” fino al punto di generalizzare le accuse di “terrorismo” contro i giornalisti e imprigionare arbitrariamente tutti coloro che non giurano fedeltà a loro. Sempre più capi di Stato eletti democraticamente vedono la stampa non più come fondamento essenziale della democrazia, ma come un avversario per il quale manifestano apertamente la propria avversione.

Secondo l’Indice, la Norvegia si pone al primo posto per il rispetto della libertà di stampa e la Corea del Nord all’ultimo (180°). L’Italia è al 46° posto.

World Press Freedom Index 2018

«Il rilascio di odio contro i giornalisti è una delle peggiori minacce alle democrazie. – ha dichiarato il Segretario generale di Reporters sans frontières Christophe DeloireI leader politici che alimentano la detestazione del giornalismo hanno una pesante responsabilità, poiché sfidare la visione di un dibattito pubblico basato sulla libera ricerca di fatti favorisce l’avvento di una società di propaganda. Sfidare la legittimità del giornalismo oggi è giocare con un fuoco politico estremamente pericoloso».

Christophe Deloire (Foto da twitter.com)

Il ‘World Trends in Freedom of Expression e Media Development Report’- anno 2017
Per concludere, possiamo affermare che in tutto il mondo fare i cronisti è sempre più rischioso. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unesco, datato 2017, (World Trends in Freedom of Expression e Media Development Report) dal 2012 al 2016 nel mondo sono stati uccisi 530 giornalisti, una media di due alla settimana. Nel 92% dei casi si è trattato di reporter locali. Nella maggior parte dei casi gli omicidi rimangono impuniti: solo in un caso su dieci viene fatta giustizia.