La doppia mossa di Facebook: l’apertura e l’arrocco

Introduce regole più ferree in Europa, ma sottrae 1,5 miliardi di utenti al nuovo Regolamento sulla privacy.

Facebook cambia le regole per gli iscritti in Europa: almeno 13 anni per potersi iscrivere e fino a 15 servirà il consenso dei genitori. Il riconoscimento facciale sarà facoltativo e utilizzabile solo dai maggiorenni. Scelte semplificate su pubblicità e informazioni sensibili sul profilo.

L’apertura

A circa un mese di distanza dall’applicazione su tutto il territorio Ue del GDPR (General Data Protection Regulation), che scatterà il 25 maggio, e in risposta allo scandalo Cambridge Analytica, Facebook adotta, quindi, nuove regole sulla privacy, proprio ad iniziare dall’Europa.

Tre le novità principali introdotte dal social network, annunciate in un Comunicato ufficiale della stessa società del 17 aprile scorso e ribadite con messaggio, firmato direttamente da Facebook, apparso a piena pagina su alcune testate nazionali (vedi foto a destra):

la limitazione delle attività per gli utenti tra i 13 (età minima per potersi iscrivere) e i 15 anni, che avranno bisogno del consenso formale dei genitori, altrimenti potranno accedere soltanto a una versione limitata della piattaforma.
– Gli utenti avranno inoltre la possibilità di decidere se voler utilizzare il riconoscimento facciale (disabilitato per i minorenni), e se consentire alla piattaforma di utilizzare i dati raccolti dai partner pubblicitari.
– Sarà inoltre possibile cancellare dal profilo informazioni “sensibili” come quelle che riguardano le convinzioni politiche o religiose.

Questi aggiornamenti, hanno spiegato Erig Egan, Vice presidente e Chief privacy officer, e Ashley Beringer, Deputy general counsel, saranno disponibili da metà aprile in Europa e saranno progressivamente estesi al resto del mondo.

Erin Egan (Foto da www.linkedin.com)

«Le inserzioni sulla piattaforma sono più rilevanti quando usiamo i dati dei partner pubblicitari, come siti e applicazioni che utilizzano strumenti di business come il nostro pulsante ‘mi piace’. – scrivono Egan e Beringer illustrando la nuova strategia sulla data protection – Chiederemo alle persone di rivedere le informazioni su questo tipo di pubblicità e di scegliere se vogliono o meno che noi usiamo i dati dei partner per mostrare loro le inserzioni pubblicitarie».

Quanto invece ai dati personali pubblicati sul profilo, Facebook chiederà alle persone che hanno già scelto di condividere informazioni politiche, religiose e di relazione «di scegliere se continuare a condividere e lasciarci usare queste informazioni. Come sempre, l’inserimento di queste informazioni nel profilo è completamente facoltativo. – spiega la piattaforma – Stiamo rendendo più facile per le persone cancellarle, nel caso in cui non vogliano più condividerle».

Ashley Beringer (Foto da www.linkedin.com)

Quanto alle “protezioni speciali” per gli adolescenti, entreranno in vigore contemporaneamente per tutti, al di là della geolocalizzazione degli utenti. «Le persone di età compresa tra i 13 e i 15 anni in alcuni paesi Ue hanno bisogno del permesso di un genitore o tutore per compiere azioni specifiche su Facebook. – spiega il documento – Questi adolescenti vedranno una versione meno personalizzata del social con condivisione limitata e annunci meno rilevanti, fino a quando non otterranno il permesso da un genitore o tutore di usare tutti gli aspetti di Facebook».

L’arrocco

Nel frattempo, l’azienda di Mark Zuckerberg prepara le difese da possibili denunce in tribunale di singoli utenti, nel caso in cui la piattaforma violasse la loro privacy.

Il giornalista Andrea Daniele Signorelli, su La Stampa del 19 aprile scorso, riferisce di una indagine dell’Agenzia Reuters sull’intenzione di Facebook (confermata dalla stessa società) di escludere 1,5 miliardi di persone dalle nuove normative europee sulla privacy.
Per la precisione, riporta Signorelli, dalle nuove misure saranno esclusi gli utenti di Asia, Africa, Oceania e America Latina; per un totale di un miliardo e mezzo di persone. Cioè tutti gli utenti del social network – al di fuori di quelli di Stati Uniti e Canada – che sono soggetti ai termini di servizio sottoscritti con la sede di Facebook in Irlanda (per motivi fiscali).

Una volta entrato in vigore il GDPR, 1,5 miliardi di iscritti non-europei avrebbero quindi potuto adire i tribunali irlandesi, nel caso di violazione della loro privacy.

«Una modifica apportata ai termini di servizio, invece, – fa sapere Signorellifarà in modo che gli utenti non-europei sottoscrivano un nuovo accordo con Facebook Inc., la sede californiana soggetta ovviamente alle leggi statunitensi, molto più lasche».
Pertanto, solo (si fa per dire) i 370 milioni di iscritti appartenenti alla UE potranno avvalersi legalmente delle nuove norme europea sulla privacy (GDPR).

Facebook – secondo l’inchiesta della Reuters – non è l’unica azienda che sta attuando questo tipo di modifiche: sempre, a partire dall’8 maggio tutti gli utenti non-europei di LinkedIn Ireland firmeranno un nuovo contratto con LinkedIn Corp. (con sede negli USA).

«Ed è facile immaginare – conclude Signorelli – che molti altri colossi della Silicon Valley con sede in Irlanda (per ragioni fiscali) e che hanno nella raccolta dati il cuore del loro modello di business opteranno per una soluzione simile».