Intelligenza Artificiale e giornalismo: il sondaggio di OdG e LUMSA

L’Ordine dei Giornalisti (OdG) e l’Università LUMSA presentano una ricerca sull’Intelligenza Artificiale che indaga il sentiment dei giornalisti italiani nei riguardi della nuova tecnologia. 

Ordine dei Giornalisti e LUMSA studiano l’IA

Tra il novembre del 2024 e il gennaio del 2025, l’Ordine dei Giornalisti e la LUMSA hanno svolto un sondaggio dedicato al rapporto tra l’IA e il giornalismo italiano. Questo ha interessato 972 giornalisti italiani – un 63,3% di pubblicisti contro il 36,7 di professionisti – compresi tra i 43 e i 58 anni, di cui almeno la metà opera da più di vent’anni, e proveniente in buona parte dal centro-nord, da città grandi come Roma, Milano e Torino.  

Si scopre così che il giornalismo italiano è pronto per l’IA, che si tratti di accoglierla o di affrontarla. L’80% dei giornalisti d’Italia concordano su un aspetto: l’IA va regolamentata e il suo uso segnalato. 

Ciò non indica, tuttavia, una concessione completa all’IA, o un benvenuto caloroso nel mondo del giornalismo. L’82% degli indagati ritiene che il giornalismo debba rimanere intonso dai contenuti generativi e agire alla maniera tradizionale: ricerca su campo, analisi delle fonti, fact checking

Il giornalismo non conosce l’IA

Gli strumenti più specifici dell’IA sono ancora ignoti a buona parte dei giornalisti. Questo perché il loro uso del sistema è ancora molto ridotto: buona parte degli intervistati si limitano a servirsene come software di traduzione da lingue straniere. C’è chi sperimenta, in misura minore, con la generazione di immagini; di poco interesse invece risultano usi più estesi, come la generazione di musica o la gestione dei social media. 

Poco toccati anche i programmi di fact checking, forse per i numerosi strafalcioni rilevati in passato dai sistemi di IA. 

Le opinioni specifiche degli intervistati sull’IA sono in buona parte critiche, con solo 1 soggetto su 5 che ritiene che possano rappresentare un aiuto nel fact checking

Il 63,3% degli intervistati ammette che può essere efficiente nell’accelerazione del lavoro, e il 60,8% pensa che possa aiutare a radunare le informazioni; ma il 50,2% degli intervistati ravvisa un pericolo nel suo uso: contenuti di bassa qualità, disinformazione e l’aumento del divario generazionale. 

Tuttavia, il 70% degli intervistati ha mostrato interesse all’idea di conoscere meglio l’IA, magari in un corso di formazione, mentre il 20% ha mostrato almeno un interesse ridotto. A tale riguardo, il 30,2% degli intervistati afferma che si rende quantomeno necessario un corso introduttivo sulla IA, per ovviare alle mancanze dei giornalisti. Una porzione più ridotta, 28,7%, chiede un più specifico corso su “strumenti di IA per la raccolta e l’analisi dei dati”. 

Sono stati proposti anche altri due corsi, anche se meno richiesti: uno sulla verifica e il fact checking in un sistema automatizzato, di interesse del 15,7%, e uno di “etica e implicazioni dell’IA nel giornalismo”, che interessa al 14,7% dei soggetti. 

M.F.Z.