Facebook attiva in Italia il NewsFeed. Le notizie affidabili avranno la priorità

Dopo poco più di un mese di sperimentazione, diventa attiva in Italia la valutazione dei media giudicati più affidabili dagli utenti di Facebook.

Le due domande ‘Conosci questo sito?’ e ‘Quanto lo ritieni affidabile?’ diventano ora la base per valutare i contenuti.

Dal 2 luglio scorso, in Italia, è diventata attiva la valutazione dei media giudicati più affidabili dagli utenti di Facebook.
Lo aveva annunciato lo stesso Mark Zuckerberg il 19 gennaio scorso con un post sulla newsroom, quando la survey è stata lanciata negli Stati Uniti, assicurando lo sforzo del social network per «assicurarsi che le notizie che le persone vedono su Facebook siano di alta qualità e per dare priorità, nel NewsFeed, alle notizie affidabili, informative e locali».

Dal 2 luglio, quindi, sulla base del punteggio assegnato dagli utenti una notizia di un media può comparire più in alto oppure più in basso nella bacheca delle news. Le fonti indicate come affidabili vengono, ora, visualizzate per prime in seguito a un aggiornamento continuo, basato sulle risposte raccolte da un campione rappresentativo e diversificato di utenti della community.

Mark Zuckerberg (Foto da www.facebook.com)

I giudizi degli utenti, naturalmente, possono cambiare nel tempo e, con essi, la priorità con cui sono indicati i media affidabili.

Le risposte degli utenti alle due fatidiche domande non sono comunque le uniche a definire le priorità delle notizie: a determinare la priorità è la combinazione delle opinioni degli utenti con le elaborazioni fatte dagli algoritmi di Facebook sulla base di numerosi elementi, fra i quali il numero dei like e delle condivisioni.

Oltre che in Italia, rende noto il social network, il NewsFeed diventa effettivo anche in India, Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna.

Ci sono però diverse criticità, sottolinea Francesco Malfetano de “il Messaggero”, in un articolo del 3 luglio scorso. Ad esempio, «soltanto ad un ’campione rappresentativo e diversificato di utenti’ verrà concesso di esprimere un parere. Non è però ancora chiaro in che modo questo venga selezionato, e quali siano i dati personali raccolti che determineranno la scelta. Il rischio di indirizzare la profilazione per rientrare nel campione e, potenzialmente, falsarlo, diventa reale».

«In ogni caso, – scrive Malfetanodopo sei mesi di uso negli Usa, non sono ancora disponibili dati che chiariscano quanto questo strumento abbia funzionato. Secondo diverse ricerche commissionate dalla Nieman Foundation, i risultati americani non sarebbero così incoraggianti: la lotta contro i siti iper-partitici, ad esempio, sembrerebbe un fallimento».

In Italia, riporta il giornalista de Il Messaggero, la situazione è differente: il «75% degli italiani attivi sul social… rinuncerebbe volentieri ad articoli che non fanno altro che confermare la propria opinione». «Un problema – conclude Malfetanorisolvibile soltanto riducendo profilazione e contenuti mirati, che però sono proprio le principali fonti di guadagno dei social».