A pochi giorni dal lancio di DeepSeek, il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) interviene chiedendo informazioni alle società che forniscono il servizio, dunque sia alla DeepSeek Artificial Intelligence ad Hangzhou che alla sede di Pechino.
Nel comunicato stampa si legge che “l’Autorità, considerato l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina”.
La preoccupazione più forte è verificare che il nuovo modello di IA cinese non utilizzi informazioni per l’addestramento dell’IA coperte da copyright senza il consenso, non pratichi lo scraping e che informi esplicitamente i propri utenti di quali dati personali fanno uso.
Pasquale Stanzione, Presidente del GPDP, precisa che le informazioni richieste “concernono il codice sorgente, ossia le fonti da cui si è alimentata la app, poi abbiamo chiesto alla società cinese se sono stati evitati bias, se sono stati offerti strumenti di protezione dei minori quando accedono a questa applicazione, se si evita di interferire sui diritti fondamentali della persona, per esempio in caso di elezioni”.
App non disponibile
Pressoché in contemporanea, l’applicazione non appare più disponibile sugli store Apple e Google. Il sito stesso risulta in manutenzione con il messaggio nella sezione “Service Status” che riportava: “È stato identificato un problema e una soluzione è in fase di implementazione”.
Stanzione interviene all’Ansa affermando che “la notizia del ritiro dell’app DeepSeek è di poche ore fa, non so dirle se è merito nostro oppure no. […] Noi abbiamo chiesto delle informazioni. Ora la società ha 20 giorni di tempo per rispondere: quando risponderà i nostri uffici avvieranno un’istruttoria in profondità per vedere se c’è il rispetto del GDPR”.
Articolo di T.S.
