
Il tavolo di lavoro annunciato dalla Commissione europea e dall’ufficio per l’Intelligenza Artificiale di Bruxelles non sta dando i risultati sperati. La terza bozza del Codice di Condotta per l’Intelligenza Artificiale (CoP), pubblicata l’11 marzo scorso, sembra peggiorare la situazione rispetto alle versioni precedenti.
Autori, artisti e altri titolari di diritti criticano lo snaturamento dell’AI Act, che aveva come obiettivo quello di proteggere e garantire i diritti dei settori culturali e creativi europei.
In una dichiarazione congiunta, la coalizione dei rightsholder afferma che “la terza bozza del Codice di condotta GPAI (General-Purpose AI, Intelligenza Artificiale a Scopo Generale, ndr) rappresenta un ulteriore allontanamento dal raggiungimento di tale obiettivo. Essa crea incertezza giuridica, interpreta erroneamente il diritto d’autore dell’UE e indebolisce gli obblighi stabiliti dallo stesso AI Act”.
Le criticità che favoriscono le Big Tech
Se la bozza dovesse passare così com’è verrebbe meno l’obbligo, per i fornitori di Intelligenza Artificiale a Scopo Generale (GPAI), di adottare misure conformi al diritto d’autore europeo. Sollevando le Big Tech anche dalla responsabilità di agire con trasparenza.
I fornitori di IA dovrebbero garantire che i dati utilizzati rispettino il copyright ma il nuovo testo riduce tale obbligo a semplici “sforzi ragionevoli”, eliminando qualsiasi reale responsabilità.
Questo permette l’uso di contenuti senza rispettare i diritti dei titolari e favorisce l’impiego di materiali piratati. Ciò legato al fatto che i fornitori non sono più tenuti a verificare con diligenza l’origine lecita dei data set utilizzati nell’addestramento.
Inoltre, anche di fronte a possibili reclami per la violazione del copyright, non vengono specificate le misure che i fornitori di IA dovrebbero adottare per risolverli. Ciò rende il processo di segnalazione un gesto puramente simbolico, piuttosto che un effettivo strumento di tutela.
Le reazioni
I parlamentari europei hanno criticato il nuovo testo, accusandolo di stravolgere le intenzioni originarie dell’AI Act. La preoccupazione è che il Codice possa aprire la strada a scenari rischiosi, tra cui manipolazione elettorale, discriminazione e limitazione della libertà di informazione.
Articolo di G.R.D.R.