Durante la seduta dell’11 dicembre, il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (CNOG) ha approvato in forma definitiva e all’unanimità il nuovo codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti.
Il documento è “frutto di un lavoro complesso, durato un lungo periodo durante il quale la commissione giuridica presieduta da Enrico Romagnoli, si è confrontata con enti, sindacati e associazioni che negli anni hanno collaborato con l’Ordine siglando carte importanti che sono state inglobate in questo nuovo codice”, informa l’Ordine dei giornalisti (OdG).
Il nuovo codice sostituisce il Testo Unico dei doveri del giornalista (entrato in vigore il 3 febbraio 2016 e aggiornato il 1° gennaio 2021) e, in un formato più snello, “recepisce i principi generali attinti dalle fonti normative e dai documenti deontologici approvati dal Consiglio nazionale dell’Ordine”.
Inoltre, aggiorna il quadro storico delle regole della professione in modo tale da fornire delle linee guida che i giornalisti possono seguire per un approccio al lavoro più responsabile nei confronti del cittadino. La sua entrata in vigore è annunciata per il 1° giugno 2025: l’attuale Testo Unico rimarrà dunque in vigore fino al 31 maggio 2025.
Il nuovo capitolo del giornalismo: l’IA
Oltre agli aggiornamenti di norme professionali preesistenti, il nuovo codice affronta anche la tematica dell’innovazione nell’art.19 titolo IV, nel quale si inserisce la regola deontologica per l’uso consapevole delle nuove tecnologie, più precisamente dell’Intelligenza Artificiale (IA).
L’articolo prevede il possibile uso da parte del giornalista dell’IA, a patto che se ne renda “esplicito l’utilizzo nella produzione e nella modifica di testi, immagini e sonori, di cui assume comunque la responsabilità e il controllo, specificando il tipo di contributo”. Inoltre, la verifica delle fonti e dei fatti deve essere il prerequisito imprescindibile anche nell’utilizzo delle nuove tecnologie e, di conseguenza, il prodotto dell’IA non potrà considerarsi esente da obblighi deontologici, né tanto meno sostituire l’attività giornalistica.
Articolo di T.S.