Censis, 20° Rapporto comunicazione: digitale schiaccia tradizionale

Qual è l’impatto dei media e quanto influisce sulla libertà personale? I nuovi mezzi tecnologici sono ormai alla portata di tutti ed è proprio per questo che la diffusione delle notizie viaggia più agilmente nell’etere digitale piuttosto che con la carta degli edicolanti. 

Nel 20° Rapporto del Censis si cerca di rispondere proprio queste domande, osservando la cultura digitale, la sua diffusione e la reazione dei lettori/utenti ai fenomeni mediatici. Nell’analisi, pubblicata il 28 marzo scorso, dal titolo “I media e la libertà”, il podio dei mezzi preferiti dagli italiani rimane tutto al digitale, con la televisione che regna ancora sovrana, ma seguita a ruota da Internet e social. 

Il pubblico più ampio rimane per ora raccolto intorno al mezzo TV, guardata nel 2024 dal 94,1% degli italiani. Nonostante il suo primo posto, registra una lieve contrazione.

Il mondo digitale prende il sopravvento 

9 su 10 gli italiani online lo scorso anno. Il Censis registra un aumento di un punto percentuale rispetto al 2023, con la crescita del mezzo smartphone del +1,2%, raggiungendo l’89,3%. 

Anche i social aumentano e nell’ultimo anno fanno un balzo di +3,3%, arrivando al 85,3%. Instagram rimane in vetta per la porzione di società compresa tra i 14 e i 29 anni, con 78,1% dei giovani online. Seguito da YouTube (77,6%) e poi TikTok (64,2%). Crisi invece per la categoria influencer, che dopo la crisi del PandoroGate, perdono follower.

Ma non è solo il tempo speso su internet che aumenta, ma anche le spese economiche per soddisfare il bisogno di collegamento virtuale. Le famiglie italiane in media hanno speso 1240 miliardi di euro, una crescita rispetto agli scorsi anni, ritornando ai livelli pre-pandemia. 

Analizzando i dati della spesa mediatica, libri e giornali sono in contrazione del -37,6% rispetto al 2007, mentre i servizi di informazione e comunicazione crollano del -25,9%. 

L’informazione quanto vale per gli italiani?

Stabili i quotidiani online, che raccolgono il 30,5% degli italiani, mentre acquistano terreno i siti web di informazione che passano dal 58,1% al 61,0%. Nonostante l’aumento dei siti di informazione, i primi canali affidabili di news per la maggior parte degli italiani rimangono i telegiornali (47,7%) e Facebook (36,4%). 

La metà degli italiani rimane dell’opinione che, anche se sono i più affidabili, non sono imprescindibili: per questo considerano anche l’informazione online un canale valido e i mezzi tradizionali non esclusivi. La questione si frammenta se si rivedono i dati in chiave generazionale: il rifiuto per i media tradizionali diventa categorico per i giovani (70,3%).

A prescindere dai dati, l’informazione, anche se sembra contrarsi di anno in anno, rimane fondamentale e interessa l’85% degli italiani e l’80% dei giovani. Il “dovere” di informarsi rimane imprescindibile, ma cambiano molto i canali di comunicazione preferiti. 

Questo anche a causa della trasformazione tecnologica in corso, tra algoritmi e Intelligenza Artificiale (IA). In ogni modo, anche se il mondo dell’informazione sta vivendo questa metamorfosi, il pubblico non sembra largamente informato e consapevole dei cambiamenti e delle conseguenze annesse. Il 42,6% degli italiani saprebbe dire cos’è un algoritmo e diffusamente si percepisce poca trasparenza per le applicazioni di IA. Il 59,9% degli utenti si sente indirizzato forzatamente online e sui social.

Il mondo cartaceo si rimpicciolisce 

Nel 2024 si è toccato il picco minimo dei lettori, con una contrazione del -45,3% dal 2007: solamente il 21,7% degli italiani acquista e fa riferimento alla stampa tradizionale come canale di informazione. I lettori settimanali scendono del -2,2%, arrivando al 18,2%, mentre i mensili sono gli unici stabili (16,9%). 

Anche i libri segnano una curva in negativo, calando dopo una ripresa sostanziosa iniziata con la pandemia. Nel 2023 i libri cartacei si prendevano una fetta di mercato pari al 45,8%, ma scendono del -5,6% nel 2024. Gli e-book rimangono bloccati al 13,4% nonostante il miglioramento del digitale. 

Articolo di T.S.