Agcom: SIC, persi 4-6 miliardi a causa del Covid e 1 miliardo di ricavi adv

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato oggi la Relazione Annuale 2020 sulle attività svolte e i programmi di lavoro, con un allegato dedicato interamente alle conseguenze economiche e sociali che il Covid-19 ha portato con sé nei settori di competenza dell’Autorità. 

I dati maggiormente significativi riguardano le importanti contrazioni già visibili, ma analizzabili nel concreto verso la fine del 2020, nel sistema delle comunicazioni. Il calo è stimabile tra i 4 e i 6 miliardi di euro con una previsione del valore complessivo del settore che alla fine dell’anno potrebbe scendere al di sotto dei 50 miliardi di euro, con una perdita rispetto al 2019 dai 3 ai 5 miliardi, corrispondente a una variazione compresa tra il -6% e il -10%. 

Il valore del settore delle comunicazioni nei primi tre mesi del 2020 è stato stimato intorno ai 11,6 miliardi di euro di ricavi, inferiore di quasi il 6% rispetto allo stesso periodo del 2019. 

Il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, nella premessa della Relazione annuale 2020, scrive che “oggi, e nel prossimo futuro, il nostro Paese dovrà affrontare una nuova crisi economica, generata questa volta dall’emergenza legata al Covid-19. È presto ancora per avanzare previsioni di carattere generale, ma abbiamo ritenuto opportuno fornire una prima analisi dell’impatto che essa ha avuto sui mercati oggetto della nostra regolamentazione”. L’emergenza legata al coronavirus, scrive ancora Cardani, “ha mostrato anche quanto rilevante sia stata l’evoluzione alla quale è stata sottoposta la missione affidata all’Autorità in tema di tutela del pluralismo e della parità di accesso ai mezzi di informazione. La profonda mutazione che ha caratterizzato il sistema dell’informazione in questi anni ha imposto nuovi strumenti d’analisi e interventi regolamentari innovativi”.

Nella Relazione dell’Autorità, si legge, inoltre, che il settore delle comunicazioni ha giocato un “ruolo centrale nella gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 dimostrandosi, ancora una volta, l’asse portante di ampi segmenti del sistema economico e sociale”. Ma nonostante questo sono stati registrati forti cali nella vendita dei quotidiani (anche se le edicole sono state uno dei pochi servizi rimasti aperti durante il lockdown) e il valore della pubblicità online è calato a picco, nonostante siano stati registrati aumenti della domanda informativa su internet, delle audience e del consumo dell’informazione in generale. 

Numeri alla mano, causa Covid-19 è stato perso 1 miliardo di euro di ricavi pubblicitari: “Nonostante la crescita delle audience e del consumo di informazione rilevato almeno per televisione e internet, i risultati economici del primo trimestre dell’anno sono già fortemente negativi per tutti i mezzi di comunicazione e le previsioni elaborate lasciano supporre una flessione degli introiti pubblicitari (causata sia dalla minore disponibilità di spesa degli inserzionisti sia dall’abbassamento dei prezzi di vendita degli spazi pubblicitari) che a fine anno potrebbe oscillare tra l’11% e il 14%, con una perdita attesa nell’ordine del miliardo di euro rispetto al 2019”.

Dunque, nel 2020 il valore della pubblicità potrebbe regredire ai livelli di quattro-cinque anni fa, con le piattaforme online che ancora raccolgono la maggior parte dei ricavi a discapito dei singoli editori

L’altro tema fortemente denunciato dall’Autorità nella Relazione Annuale, riguarda l’inefficienza delle reti di tlc nel Paese: il dato gravissimo presentato dall’AGCOM, registra un 12,7% di studenti italiani che non ha potuto usufruire della didattica a distanza, a causa dei problemi infrastrutturali del nostro Paese (tema trattato anche durante il 6° incontro con “I mercoledì degli editori” di USPI). “Se sulla strutturale carenza di domanda di connessione veloce e sul divario digitale si innestano le disparità economiche – evidenzia l’Agcom – il rischio concreto è che l’Italia non solo non possa progredire sulla strada della digitalizzazione, ma che anzi si ritrovi ad affrontare nuove e crescenti situazioni di esclusione sociale di ampie fasce della popolazione”.
Per l’Authority “questi dati sono inaccettabili per una democrazia evoluta e devono far riflettere sulla circostanza che è molto concreto il rischio di esclusione sociale, se alle problematiche di ordine tecnico-organizzativo (come quelle che si sono certamente presentate nel periodo di emergenza sanitaria) si aggiungono disparità economiche e sociali e si immagina in futuro un utilizzo più intensivo di modelli educativi e professionali a distanza”.

La proposta, quindi, lanciata dall’Autorità, è quella di coordinare gli investimenti pubblici e privati per rivedere il piano della banda ultralarga, senza sprechi di risorse. “In questa fase di rilancio dell’economia – spiega l’AGCOM – per ridurre il gap infrastrutturale potrebbe essere utile accelerare il piano per le ‘aree grigie’ e rivedere il piano banda ultralarga per aggiornarlo e dimensionarlo, geograficamente, tecnologicamente ed economicamente, alla luce degli interventi infrastrutturali che intanto gli operatori privati hanno realizzato e in vista del potenziamento di servizi come la didattica a distanza e lo smart working”.